La preoccupazione per la buona vita va contrapposta alla lotta per la sopravvivenza. La società dominata dall’isteria della sopravvivenza è una società di non morti. Siamo troppo vivi per morire e troppo morti per vivere. Nella preoccupazione esclusivamente rivolta alla sopravvivenza noi siamo uguali al virus, questa creatura non morta che si limita a moltiplicarsi, quindi a sopravvivere, senza vivere.
La società senza dolore di Byung-Chul Han
Ci aspetta un altro mese in cui non sarà possibile uscire dal proprio comune, se non per motivi di lavoro/salute/necessità. I contatti sociali tornano a essere fortemente ridotti e restano chiusi tutti i luoghi di aggregazione e socializzazione. C’è un motivo più che valido per accettare tutto ciò: ospedali e terapie intensive oltre le soglie di allarme. Punto, non c’è nulla da discutere.
Detto questo però, dobbiamo continuare a vivere. Vivere significa pensare al nostro futuro, pensare a diventare una versione migliore di noi stessi, continuare a essere curiosi della vita, a tenerci in forma, a mangiare sano, a coltivare passioni e relazioni. Dobbiamo mantenere la testa alta, continuare a navigare nell’oceano della vita.
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