Mercoledì 30 Agosto 2023

Il mio cinema ha avviato la programmazione di Oppenheimer con una prima proiezione in lingua originale. Non me la sono lasciata scappare. Nonostante l’argomento tutt’altro che semplice, il film non perde un colpo e avanza con un ritmo incalzante. No, non c’è quasi azione e due piani temporali su tre sono caratterizzati da alcuni personaggi che raccontano la loro versione dei fatti a posteriori; il terzo piano temporale è la storia. Nonostante il film sia americano e la fonte biografica sia americana, Oppenheimer contiene elementi critici sulla costruzione della bomba atomica e su quel che ne è seguito. Non è un film pro guerra. Lo consiglierei soprattutto ai pacifisti, per confrontare il loro punto di vista con un altro punto di vista, che andrebbe sempre misurato rispetto al contesto storico in cui si sviluppa. Chiudersi nel proprio idealismo non serve a nulla. Chissà perché poi Oppenheimer è diventato il fenomeno che è diventato, in Italia e nel mondo, con incassi stellari. Non credo sia semplicemente il marchio Nolan, ma il tema, sempre attuale: la bomba atomica, la guerra e potenzialmente la fine del mondo. Tema, quest’ultimo, che ricorre nel film in più di una occasione. Un film che merita di essere visto e che sicuramente farà parlare di sé anche nella stagione dei premi.

Cielo magnifico ieri. La quiete prima della tempesta, che poi non c’è stata. Il famigerato ciclone di fine estate, almeno qui, è stato meno potente di quanto previsto, tanto che oggi non dovrebbe più piovere, rispetto alla previsione anche soltanto di ieri sera. Meglio così. L’inizio di settembre sembra promettere molto bene, per altre settimane di prosecuzione dell’estate, in cui sarà ancora più divertente andare al mare, perché le temperature sono più vivibili e non ci sarà quasi più nessuno. Si lavora, vero?


Il maltempo ieri ha creato un problema sul sistema di Fastweb e sono rimasto offline per gran parte della giornata. Ho scritto il post che avrei voluto pubblicare, rimasto poi nel mio sistema. Lo copio a seguire.

Dopo aver aggiornato il journal sono qui ad aggiornare il blog. La porta di casa è aperta per favorire la circolazione di aria più fresca. La temperatura interna è scesa in un’ora da 29,5 a 28,3 e continua a scendere. L’unico beneficio di questa ondata di maltempo. In un paio di giorni dovrebbe passare tutto e ritornare l’estate, con temperature accettabili e un ritorno alle buone abitudini del periodo. Una delle buone abitudini, ormai consolidata, è non leggere le notizie, parte del ridotto consumo di media. Chissà perché, quando ho un ospite e sono in compagnia, il consumo di media si riduce, se non si azzera del tutto. Dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che i media sono (in gran parte) un surrogato di relazioni: quando hai modo di coltivare relazioni faccia a faccia, le relazioni mediate dallo schermo scendono in secondo piano. Di fatto ciò che mi succede spesso quando viaggio e incontro e conosco persone del posto. I ritmi lavorativi e sociali moderni ci spingono, quasi inconsciamente, a passare più tempo possibile davanti agli schermi, anche quando siamo in compagnia: la televisione accesa sullo sfondo, per non stare soli con i nostri pensieri (di insoddisfazione della vita), lo smartphone sempre in mano nei momenti di noia, un video attivo mentre siamo a tavola da soli (e non solo), il telegiornale quando si torna a casa, la radio accesa mentre si è in auto. Ogni momento è buono, per i media, per occupare il nostro tempo. I produttori di podcast, nel promuovere le potenzialità del mezzo verso gli inserzionisti pubblicitari, sono convinti che ci sia ancora molto spazio per colonizzare il tempo dei potenziali ascoltatori, come se fosse inevitabile che le nostre orecchie debbano ascoltare qualcosa in ogni momento della giornata in cui non sono abbastanza impegnate. Scrivo tutto ciò perché anch’io sono stato travolto da questo ciclone, a ritmi alterni, per molti anni. Il giorno in cui mi sono innamorato degli audiolibri li ascoltavo anche 3 ore al giorno, tutti i giorni, riempendo i momenti della camminata, delle pulizie in casa, della preparazione e del consumo dei pasti, degli spostamenti in auto o in bicicletta riempendo ogni buco possibile. Serve, alla fine, questo costante intrattenimento? La risposta che mi do oggi è no, non serve. Posso camminare e concentrarmi sull’ambiente che mi circonda. Posso cucinare e concentrarmi sul cibo che sto preparando. Posso guidare e concentrarmi su ciò che sto facendo. Le pulizie di casa forse sono l’unico momento in cui una forma di intrattenimento è utile per me, ma non ho bisogno di contenuti informativi: la musica può riempire gradevolmente lo spazio. Per non dire dell’effetto negativo della stimolazione continua della nostra attenzione – ragione per cui assolutamente non consumo alcuna forma di video brevi, su nessuna piattaforma – che ci fa annoiare durante un film o un momento di attesa in cui non succede nulla. Fermarsi a guardare fuori dalla finestra, vedere le nuvole che passano, lasciarsi trasportare da un film con ritmi lenti diventano estenuante se non impossibile, una volta che il muscolo dell’attenzione è manomesso dalla sovrastimolazione. La cosa triste in questo fenomeno è che chi ne è affetto neanche si rende conto, nella maggior parte dei casi, di essere stato manipolato per aumentare i fatturati pubblicitari di qualche azienda. Invece di occupare il tempo libero con i media, qualsiasi sia il formato preferito, dovremmo chiederci perché la nostra vita non ha stimoli oltre a quelli degli schermi. Cosa manca? Come potremmo coltivare questo vuoto in un modo più soddisfacente e salutare? Ovviamente non c’è piattaforma o canale televisivo o radiofonico che ti invita a fare questa riflessione. Pillola rossa o pillola blu?

2 risposte

  1. Buongiorno Luca,

    La risposta forse sta in questo passaggio: “dovremmo chiederci perché la nostra vita non ha stimoli oltre a quelli degli schermi”.

    Un ruolo preponderante lo gioca anche la pubblicità, una volta confinata a determinati ambiti della giornata (tv, radio, strada) e ora praticamente presente in ogni istante della giornata, in maniera direttamente proporzionale al nostro consumo di schermi e intrattenimento.

    La domanda è: esiste ancora, oggi, intrattenimento non mediato da schermi? Perché personalmente faccio molta fatica a trovare qualcuno che ne faccia esperienza.

    1. Antonio, temo tu abbia ragione, purtroppo

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