Hai bisogno di bere, hai sete. Con grande fatica hai scavato un pozzo. Ci hai messo del tempo, hai impiegato molte energie, ci sei riuscito. Ora cominci a pompare. L’atto in sé ti diverte, ti rende realizzato. L’acqua che pompi è tanta, troppa e finisce fuori dal bicchiere. Ne bevi uno, ma torni a pompare. Ti dicono che sei bravo e continui a pompare. Fino al punto che ti dimentichi di bere. Non puoi fermarti. Arrivi alla fine della giornata che sei assetato, nonostante hai pompato tutto il giorno.
Questa storiella, ampliata e rimaneggiata dopo averla trovata nel libro Die with zero, può essere interpretata come una metafora per tante situazioni della nostra vita moderna. L’autore del libro la racconta per mostrare una vita impegnata nel lavoro e nella generazione di ricchezza senza che questa si traduca in esperienze di vita. Una vita passata a lavorare e mettere da parte – nel caso specifico senza mettere da parte poi – per rimandare il godimento della pensione e momenti futuri che non arriveranno mai.
Un’altra metafora, questa volta mia, è relativa al consumo di media. Il pozzo e l’azione del pompaggio possono riferirsi al filtro di contenuti e di informazione: leggere giornali, vedere video, navigare sul web a caccia di idee, segnalazioni, link che rimandano ad altri link, newsletter, blog post, social media. C’è tanto da leggere, da vedere, da imparare, da conoscere. Peccato che l’atto del navigare, del leggere, del filtrare ti distoglie dalla tua esigenza di partenza: imparare e conoscere. I contenuti che hai trovato, l’acqua che sgorga dal pozzo grazie al tuo lavoro, è ordini di grandezza superiore a quanta ne puoi vedere e, soprattutto, a quanta te ne serve per saziare la tua sete di conoscenza. Eppure i media e l’ambiente sociale in cui ci troviamo ti spingono a continuare a pompare ed è difficile renderti conto che puoi prenderti una lunga pausa e assaporare l’acqua che hai pompato, che ti è costata tempo e fatica. Il tempo, nel frattempo, scorre. Quello che dedichi a pompare è tempo in cui non puoi bere, men che meno saziare la sete di conoscenza.
Eppure basterebbe un po’ più consapevolezza. Renderci conto che il circo dei media (dei social media neanche parlo più, perché per me non esistono) ci distrae da ciò che vogliamo veramente e ciò che vogliamo diventare non è difficile. Basterebbe fermarsi un attimo e pensare, nel silenzio, col telefono nel cassetto, magari scrivendo i nostri pensieri, i nostri obiettivi, analizzando il tempo impiegato.
Nel mio 2024 non voglio che siano altri a manipolare l’uso del mio tempo, ma voglio essere io a decidere per me. Negli anni ho creato pozzi sofisticati, mi sono divertito a crearli, ho pompato informazione come se non ci fosse un domani e poi ho capito che la mia sete era causata da troppo tempo passato a pompare, non a bere qualcosa che non mi dissetava. Aver messo da parte l’acqua pompata e averla filtrata, non significa averla bevuta. Ho fatto certamente dei passi avanti nello smettere di pompare o pompare meno, filtrando e imbottigliando, ma ora è il momento di bere di più. Non ho bisogno né di pompare, né di filtrare, né di imbottigliare, ma di sedermi comodo e sorseggiare ciò che ho già.
Un 2024 di nuova conoscenza, per continuare a imparare qualcosa di nuovo ogni giorno. Non puoi imparare se sei troppo preso (e distratto) dal flusso. Fermarsi e assaporare il presente. Questa è l’unica via, per me. L’illusione di imparare semplicemente scorrendo il flusso, leggendo senza prendere appunti, vedendo video senza rielaborarli, la lascio ad altri.
Buon anno!
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