Eh sì, son tornato su suolo patrio da tre giorni, ma Montreal sembra molto più lontana dei 6530 chilometri che ci separano. I ritmi così diversi, la lingua, le persone, gli spazi, il cibo, le abitudine, le persone che mi circondano, l’atmosfera. Dopo le quattro settimane a Montreal, tutto sembra più vecchio, per citare un magnifico spot.
Sarà bello nelle prossime settimane, impegnato come gli ultimi mesi di settembre a girare velocemente sulla ruota del criceto – metafora per dire che avrò pochi attimi di respiri tra pressanti impegni di lavoro, conferenze, presentazioni, incontri, riunioni e documenti da preparare – , fermarsi un attimo e ripensare a cosa stavo facendo, stessa ora, stesso giorno della settimana, ad oltre seimila chilometri di distanza, in uno degli universi paralleli nel quale ho vissuto negli ultimi tempi.
Bello anche pensare che, seppur in potenza, molti di questi universi paralleli restino raggiungibili e intercambiabili, senza nulla di immutabile. Salvo il tempo che passa. Quello non si cambia.
Va da sé che foto e racconti dal Canada sono rinviati nel tempo, a data da destinarsi.
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