In tempi di difficoltà, la resilienza dovrebbe essere una di quelle capacità da mettere in cima alla lista. Se cogli le avversità come un’occasione per reagire e migliorarli, riesci a contrastare le stesse avversità emergendo con nuovi insegnamenti, imparando qualcosa, pronto a rispondere ad altre avversità con più capacità di risposta.
Non è per niente facile. Richiede concentrazione e sangue freddo. Bisogna mettere da parte la rabbia, la sofferenza, la frustrazione, la lamentazione. Guardare in faccia la realtà, accettare ciò che non siamo in grado di cambiare e cercare la soluzione migliore, con le carte che il destino ci ha dato da giocare. L’alternativa – arrabbiarsi, lamentarsi, dare la colpa a qualcuno, rifiutare lo scenario che ci è dato – non ci aiuta a risolvere il problema ma lo peggiora o ne ritarda la soluzione. Ogni momento in cui possiamo esercitare resilienza è un momento prezioso di crescita.
Ieri e oggi ho avuto questa occasione perché il mio sistema con cui gestisco contenuti, progetti, appunti e cose da fare non è accessibile. Fare affidamento su un unico sistema, non ridondante, è un errore che questa situazione ha evidenziato. Dopo aver tentato, anche stamattina, dedicando tempo inutile a ripristinare il sistema, con il supporto cliente non disponibile fino a lunedì, ho la mia prima lezione: attiva un secondo sistema dove replicare o sostituire il primo, per non ritrovarti in questa situazione Ho subito scaricato Logseq e, dopo una prima sperimentazione, penso proprio che lo userò come alternativa a Roam Research. Una prima azione e una prima risposta l’ho data e probabilmente ne uscirò con un sistema più efficiente del primo.
Il problema di oggi è un altro campanello d’allarme su come i dati personali siano preziosi e non possono essere chiusi in un solo spazio. Devo essere replicati in più parti ed essere accessibili da più piattaforme, per evitare che succeda di nuovo ciò che è successo oggi. Sono quelle considerazioni che sai che valgono e ne sei consapevole, ma poi con quale frequenza esporti i tuoi dati su più dischi o su più sistemi in cloud? Meno di quel che sarebbe necessario? Con quale frequenza verifichi e aggiorni le tue password? Spesso quando è troppo tardi.
Il piano di contenuti quotidiano da pubblicare su la Circle è inaccessibile. Devo quindi inventarmi qualcosa di alternativo. In un altro giorno e in un altro momento della mia vita avrei forse imprecato furioso verso il computer e lo avrei probabilmente colpito fisicamente. La rabbia – come ho appreso dal libro La mappa delle emozioni – è una funzione emotiva che parte dal dolore (emotivo). Non poter accedere ai miei dati e non avere la certezza che siano salvi è evidente una causa di dolore. Oltre al fatto che una parte del mio cervello limbico si ribella nel dover trovare una strada alternativa al far funzionare il prodotto che ho sempre usato nell’ultimo anno, dovendo quindi spendere ulteriore energia (mentale). Ha ragione a ribellarsi, ma la corteccia può mediare questa emozione, che si rivela inutile considerando i fatti. Posso fare un ulteriore tentativo, ma se non va, devo accettare la realtà e inventarmi qualcosa di diverso da scrivere e pubblicare.
Devo entrare nell’ordine di idee che i miei dati sono temporaneamente inaccessibili e devo trovare soluzioni alternative, almeno fino a lunedì. Ce la posso fare? Direi proprio di sì. Mi costerà fatica e tempo che avrei preferito dedicare ad altro? Sì, ma non ho alternative. Accetto la realtà, mi rimbocco le maniche e affronto le ricadute di questo problema al meglio che posso. Punto.
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