Basta un piccolo riequilibrio delle abitudini e la vita ti/mi sorride. Ieri niente mare, cena anticipata quasi con orario invernale, un libro prima di andare a letto che non erano le 22. Stamattina mi sveglio intorno alle 6 e non sono neanche le 7 che scrivo questo post, godendomi il fresco della mattina. Tra poco farò colazione, pronto ad affrontare una nuova giornata.
Ero molto curioso della nuova miniserie a opera di Soderbergh, Full Circle, e ho atteso che fossero online tutte e sei le puntate, per non rimanere con la voglia insoddisfatta. Ieri ho visto la prima e mi è passata ogni voglia di vedere come continua: 5 ore di vita recuperate. Sarà la solita ambientazione newyorkese benestante, sarà una trama senza spunti (per me), sarà la mancanza di attori carismatici o sarà che mi sono stancato della tecnica di ripresa di Soderbergh. Sta di fatto che non fa per me.
Sul mio computer attendono una serie e 11 film. Non mi affretto a vederli, considerando anche che attendono da mesi di essere visti. Ho poca voglia di sedermi davanti al televisore: preferisco sedermi davanti al computer a leggere e scrivere, se proprio ho tempo e voglia. Sento che il mio rapporto con l’intrattenimento sta cambiando. Basta abbassare la guardia per qualche settimana e ricado nella routine del controllare gli incassi del cinema, le nuove uscite, i film meglio recensiti, le nuove serie meritevoli, con l’effetto di perdere letteralmente ore di tempo ogni giorno. Poi però, soprattutto in questo periodo, non penso neanche a ritagliarmi tempo per il journal – stamattina torno a curarlo dopo almeno un paio di settimane di digiuno totale – per la meditazione o per l’esercizio fisico. Urge un intervento, in atto. Stesso intervento per lo smartphone, le chat, le notizie che occupano ogni spazio di noia o di ricerca di attenzione o di novità. Da oggi (da ieri in realtà) si cambia e si torna a ridurre: il viaggio mi porta a condividere esperienze con gli amici in chat, con l’effetto di passare molto più tempo del solito a chattare. Nella quotidianità è tutto (90%) tempo perso a scapito di altre attività che mi fanno star bene, compreso annoiarmi o semplicemente guardare il panorama.
Ho bisogno di tornare a distaccarmi da insane abitudini e relazioni effimere. OK chattare per organizzare logistica di eventi. OK chattare per coltivare un minimo di relazioni a distanza, ma qui finisce. Devo esercitare un approccio più stoico ed è quello che tornerò a fare da oggi. Non per niente è un’ora che sono sveglio e non ho ancora preso in mano il telefono. Starmene un po’ di più per i fatti miei non può che farmi bene.
Incuriosito da una intervista su uno dei pochi blog che seguo, ho iniziato Il laureando di Maurizio Amendola. Per ora mi piace e mi incuriosisce.
Aggiornamento 7:19
Dimenticavo di aggiungere un link da HBR. L’uso dello smartphone come modo per nascondersi dalla vita e non pensare. Niente di nuovo, ma vederselo sbattere in faccia da un articolo fa bene.
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