La ripresa settembrina è ricca di uscite editoriali. Numerose le novità su cui ho puntato gli occhi. Mi ha incuriosito Polveri sottili di Gianluca Nativo, che ho cominciato a leggere. Apprezzabile la copertina. Non so perché, ma mi attira anche la raccolta di lettere di John Le Carré da parte di uno dei suoi figli, pubblicata con il titolo Vita privata di una spia. Einaudi ha pubblicato un nuovo di libro di Vincenzo Latronico che mi ha colpito molto con Le Perfezioni. Il nuovo titolo parla della sua esperienza a Berlino in forma di autofiction, da quel che ho capito: La chiave di Berlino. Sempre Einaudi ha pubblicato Cloud Empires sul potere delle piattaforme digitali. Proseguo la lettura di Oppenheimer. Il meteo si mantiene quasi ottimale, salvo un forte vento da nord, che dovrebbe durare ancora qualche giorno. In questo settembre mi sento come nel limbo: sto bene, non mi posso lamentare di niente, ma sono come in attesa che succeda qualcosa. Una parte di me vorrebbe interrompere questa lunga parentesi estiva e tornare a lavorare (o qualcosa di assimilabile) e una parte di me vorrebbe continuare in questo stato a tempo indeterminato, almeno fino a che le giornate saranno così belle. A vedere le previsioni del tempo questa stabilità dovrebbe continuare almeno per un’altra settimana. Tra una settimana ho un nuovo ospite straniero per un weekend lungo e per un altro giro di giostra. Considerando come i miei impegni finanziari siano limitati e che parte del tempo è comunque investito nelle relazioni familiari e sociali, perché interrompere questo momento? Che continui finché ci sono le condizioni, finché non arriverà una perturbazione atmosferica che ridistribuisce le carte. Oggi esce Io capitano di Matteo Garrone e potrei aggiungerlo alle attività del weekend, per passare una serata diversa. A rivedere il mio journal, un anno fa ero fremente con gli impegni dell’ultimo minuto prima di partire per Budapest e per il Caucaso. Due anni fa avevo un malessere che si sarebbe protratto per un altro paio di settimane, con impegni lavorativi pressanti. Tre anni fa mi godevo l’estate dopo il primo lockdown, in attesa di un autunno incerto, dedicando tempo e attenzioni al mio network di contatti, soprattutto nuovi. Quattro anni fa ero di ritorno da San Francisco e stavo meditando l’iscrizione in palestra e a una classe di yoga. Cinque anni fa ero a New York per un paio di settimane, dopo una estate in giro per l’Europa. Questo settembre probabilmente è il più tranquillo degli ultimi anni e va bene così. Ogni anno è diverso. Ogni mese è diverso. Stamattina torno a fare colazione con una (o due) fetta di pane di segale con avocado, fiocchi d’avena, semi di lino, latte di soia e mirtilli, banana e tè verde. Questo esperimento, chiamato vita, continua.
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