Scene da ultimo giro di corsa

Sarà il mio stato d’animo, sarà il clima invernale. Probabilmente i fattori sono vari e si sommano tra loro. Sta di fatto che sono in una fase di ordine e pulizia, a cui si aggiunge ancor più forte il desiderio di ridurre, semplificare, fare a meno, essere più leggero. Ho cominciato dal mio appartamento: bagno, libreria, guardaroba, sgabuzzino, cucina, terrazzo.

In Zen we have a word for almsgiving: kisha. It means gladly giving something up, without regret. This is how we describe it when you toss coins when visiting a temple or shrine.

Why would anyone be glad to give up something as important as money?

The reason is that by getting rid of things, we give up some of our own attachments.

Since attachments are likely to cloud our mind, letting go of attachments has the power to make us feel happy.

This also applies to things.

Take a quick look at the things that surround you. Is there clothing stuffed in the closet or dresser that you haven’t worn in years? Do you have bags that you used once or twice or various tchotchkes taking up precious space?

“I’ll use this someday. . . .”

This is always the excuse used to justify keeping something around. But if you haven’t even thought about it in the last three years, do you really believe that the impetus to use it will come around soon? Will you ever again use a bag that hasn’t seen the light of day in five years? The answer is most likely no.

[…]

Disposing of things that you ought to get rid of will create more space, which will increase the comfort of your home and improve your daily life. Needless to say, this will have a positive effect on both your physical and your mental well-being.

Don’t worry: 48 lessons on relieving anxiety from a Zen Buddhist monk di Shunmyo Masuno

Ieri mi sono messo d’impegno a rivedere il materiale accumulato in garage, allo scopo di buttare, eliminare, fare spazio, ottimizzare lo spazio e poi pulire e spolverare. Ho distrutto scatole e scatole di oggetti acquistati nel tempo, alcuni che non ho neanche più. Ho messo da parte altri oggetti che non uso e non userò mai, per donarli o buttarli. Ho, per esempio, un modem Fibra TIM 100 che TIM non ha rivoluto indietro, pienamente funzionante, ma inutile. Temo la risposta sia RAEE.

Stamattina ho iniziato a smontare la parabola sul mio terrazzo installato circa 15 anni fa e non utilizzata da oltre 10. Non dà fastidio a nessuno, ma perché lasciarla lì? Togliere.

Il segreto, non facile da applicare, è guardare la propria vita, la propria casa con gli occhi (nuovi) di qualcuno che non sa niente. Nella risoluzione dei problemi si chiama “la mente del principiante”. Per la parabola, con gli occhi di qualcuno che non è mai stato a casa mia ed entra per la prima volta, è immediato il fatto che è inutilizzata e inutile, da rimuovere. Eppure, abituato alla sua presenza, l’ho lasciata esposta per anni senza alcun motivo, se non l’inerzia.

Il risultato finale di tutto questo lavoro è che, nonostante viva in un appartamento di meno di 50 metri quadri, ho tanto spazio a disposizione. Idem per lo spazio dove riporre oggetti: pensili della cucina, armadio guardaroba, sgabuzzino, libreria, altri pensili e cassetti. Ho tanto spazio liberato e vuoto, che ovviamente non intendo riempire, anzi. Da tempo sto accarezzando l’idea di ridurre gli scaffali della libreria e liberare mezza parete. Cambiamento che richiederebbe altro lavoro, cosa che al momento non mi sembra né importante, né urgente.

Non mi ricordo dove l’ho letto, ma mi piace molto l’idea di ridurre i miei possedimenti con l’avanzare degli anni. Fare il contrario di chi continua a comprare, comprare, accumulare e arriva alla fine del suo percorso con la casa (più soffitte, garage, cantine, spazi affittati) piena di roba. Con il tempo voglio ridurre invece che accumulare. Sul piano delle finanze e non degli oggetti – anche se alla fine gli oggetti non sono altro che denaro impegnato – è ciò che teorizza Die with Zero, con l’idea che è inutile (e inefficiente) morire avendo accumulato denaro che abbiamo creato togliendo tempo alla nostra vita. Meglio ottimizzare tutte le risorse che abbiamo e godercele finché siamo in tempo, cominciando a pensare che possiamo accumularne meno nel corso della vita e utilizzarne di più quando ancora c’è la salute. In questo senso il ridurre è un ulteriore consapevolezza nell’inutilità dell’accumulare, per impiegare le risorse disponibili in esperienze, da vivere fino a quando si può e fino a che c’è la salute.

A pensarci un attimo, l’ispirazione sul ridurre viene da diverse parti. Essenzialmente libri, i cui concetti ho interiorizzato negli anni. Me ne viene in mente uno, digitale ovviamente. Faccio una ricerca – dimmi se puoi fare la stessa cosa con i tuoi amati, profumati libri di carta! – lo ritrovo e guarda che dice a proposito dei libri:

Ero convinto di essere la mia libreria

[…]

Nell’ingresso del mio appartamento c’era una libreria piena zeppa di volumi. Erano talmente tanti che avevo solo una vaga idea del loro contenuto. In sostanza, molti li avevo solo sfogliati, poi li avevo abbandonati da così tanti anni che ormai non si potevano neanche più definire «libri messi da parte per leggerli».

Solo ora comprendo chiaramente il motivo per cui non avevo buttato via quelli che avevo già letto e continuavo a tenere anche quelli che non avevo nessuna intenzione di leggere: tramite quella libreria cercavo disperatamente di comunicare il mio valore. Guardate quanti libri ho letto! Come si può evincere guardando la mia libreria sono un uomo colto e curioso, con vasti interessi in tutti i campi. Conosco tutti i grandi capolavori… In realtà non li ho ancora letti, ma m’interessano molto e dunque li ho comprati! Anche se non li ho capiti, ho letto dei libri difficilissimi. A prima vista sembro insignificante e non parlo molto, ma dentro di me nascondo il tesoro di tutta questa ricca conoscenza: potrei anche rivelarmi un uomo di profonda intelligenza!

Accumulando libri pensavo di dimostrare il mio valore, fino a convincermi che persino quelli che non avevo mai letto rivelassero qualcosa di me. In realtà la letteratura per me non era poi così importante, e non mi ha mai dato un grande nutrimento spirituale. Lo stesso vale per i DVD e i CD raccolti. Pensavo di mostrare il mio valore con oggetti di antiquariato, immagini d’autore alle pareti, servizi da tavola, una collezione di macchine fotografiche… Tutte cose che non usavo nemmeno.

Quando si possiedono troppe cose, non si riesce a star dietro a ciascuna di esse; poi con tutto quell’ingombro diventa difficile fare pulizia e lo spazio in cui si vive è sempre un po’ sporco e trasandato: questo contribuisce a minare la fiducia in se stessi e la voglia di fare.

Fai spazio nella tua vita di Fumio Sasaki

Torno al mio lavoro di riduzione e pulizia.

Buona giornata!


*Don’t worry: 48 lessons on relieving anxiety from a Zen Buddhist monk di Shunmyo Masuno

2 risposte

  1. Anch’io ho sempre avuto questa filosofia di vita dell’essenziale. Qui in America, per farti un esempio, tutti i nostri vicini di casa parcheggiano l’auto fuori sul vialetto perché i loro garage sono pieni a tappo di cianfrusaglie accumulate negli anni di cui non vogliono disfarsi. Noi siamo gli unici nel quartiere a mettere le auto in garage. Il processo di “smaltimento” nel mio caso è più ostico, perché devo trovare il modo di convincere il resto della famiglia a liberarsi di roba che non usano da anni e che occupa solo spazio inutile in casa?

    1. Certo, convincere altre persone è difficile. Ti capisco benissimo.

      Complimenti comunque per l’auto in garage. Mio padre ha lo stesso problema: garage pieno.

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