Ogni cosa al suo posto

Uno dei principi base del riordino e dell’organizzazione degli oggetti è che ogni cosa deve avere un suo spazio predefinito (o da definire se non ne ha mai avuto uno). In base a questo semplice principio, una volta che si attiva il processo di riordino, ogni oggetto viene riposto nel suo spazio originale. Riposti tutti gli oggetti, il riordino è completato.

Per Bing il concetto di riordino è associato, curiosamente, alla scopa

Sembra facile

Detto così è facile. In realtà lo è dopo che, almeno una volta, si è attribuito uno spazio a ogni oggetto: quando l’oggetto entra in casa non sempre viene collocato nel suo spazio migliore per essere riposto. Ci sono due ulteriori livelli di complessità in questo esercizio:

  • un oggetto può cambiare spazio dove essere riposto perché cambia la sua funzione o la sua frequenza di utilizzo: se fai muffin tutti i giorni, è opportuno che lo stampo sia facilmente raggiungibile; nel caso opposto dovrebbe essere riposto in uno spazio dove non è facile da raggiungere, lasciando lo spazio più immediato ad altri oggetti di uso più frequente;
  • lo spazio che gli abbiamo trovato in prima battuta non è necessariamente il migliore, perché la nostra stima iniziale di quanto quell’oggetto ci sarà necessario può non essere corretta.

Fai passare anni di accumulo, in cui lo spazio libero non è ancora esaurito ed è facile avere l’impressione di avere una casa ordinata senza però sapere dove è riposto cosa e senza riuscire a trovare ciò che ci serve, quando ci serve.

L’esperimento

In questi giorni di inizio anno, ispirato (o in realtà procrastinando altro che non voglio fare) ho iniziato (e quasi concluso) l’ennesima iterazione di decluttering e riordino di ciò che possiedo. Il risultato attuale è che mi sono liberato di altri oggetti che ho deciso di donare o buttare perché inutili nel breve e nel lungo termine. A questo si è aggiunto un altro esercizio lungo ma istruttivo e tutto sommato divertente di guardare lo spazio attribuito a ogni oggetto con la mente del principiante o, se vuoi, di qualcuno che entra in casa mia per la prima volta e non considera niente in modo assoluto o stratificato. Secondo risultato: ho cambiato la disposizione di molti oggetti, in cucina, in bagno, nel ripostiglio, nel guardaroba, trovando (o sperimentando) una diversa allocazione dello spazio. Credo di poter dire che non ho mai vissuto in un ambiente così ben organizzato come quello attuale.

Cosa resta?

Non per caso, il lavoro che mi resta da compiere è la rivisitazione di carte e documenti, più l’organizzazione degli spazi digitali: sostanzialmente disco fisso del computer, disco esterno, tablet e smartphone. Questi ultimi due macro spazi sono i più ardui e non per niente sono rimasti per ultimi e probabilmente non riuscirò a venirne a capo nelle prossime settimane, rinviando ancora. Gli spazi digitali non occupano volume fisico ma sono pieni di decine di migliaia di file che andrebbero vagliati uno per uno. Oltre al fatto che il sistema di organizzazione per cartelle andrebbe anch’esso ragionato in modo più efficiente. Le carte fisiche sono invece ardue da sistemare perché portano un bagaglio emotivo: stato degli investimenti finanziari ed eventuali perdite o inefficienze, documenti legati a momenti del passato, belli e meno belli. Per decidere poi come intervenire: buttarli o meno, come riorganizzarli, quali azioni intraprendere, quali riflessioni fare, ecc.

… e i contenuti?

Un discorso a parte meriterebbero le code di consumo di oggetti culturali. Nel mio caso il tutto è relativamente semplificato:

  • non vedo tv lineare, né serie tv, né video online, ma solo film in download/streaming per cui ho una coda ben definita;
  • non ascolto podcast, né audiolibri (non più), né radio, ma solo playlist, incluse nuove scoperte e novità, senza alcuna fatica, con molta serendipity e serenità;
  • non leggo giornali, né riviste cartacee, ma occasionalmente qualcosa di specialistico e digitale e non ho abbonamenti di sorta, digitali o cartacei;
  • seguo un limitato numero di fonti online attraverso feed RSS; numero ridotto notevolmente, così da generare una coda di lettura molto ridotta e gestibile;
  • ho una collezione di ebook di molte migliaia, a cui se ne aggiungono di nuovi su base giornaliera o quasi; la loro mole non mi spaventa, né mi limita nell’aggiungerne di nuovi perché vedo il tutto come un esercizio di esplorazione ragionata della mia non conoscenza, seguendo i principi dell’antibiblioteca di Umberto Eco.
  • ho una collezione di fumetti digitali che leggo sul tablet; tutto ciò che leggo è importato in un app dedicata e non ha un archivio separato; leggo quando sono ispirato, come puro intrattenimento.

Per concludere

Liberarsi di oggetti è un buon esercizio per applicare il concetto di lasciar andare. Concetto ancor di più valido sul piano mentale. Il video che segue unisce bene i due concetti con il viaggiare leggeri.

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