Nell’ultimo mese ho avuto più voglia di leggere articoli, come mi succede spesso in viaggio. Ne riporto alcuni tra quelli che mi hanno colpito.
Il chiacchiericcio dei podcast
Non mi ha stupito più di tanto scoprire che il trend del momento, ormai da un po’, è la celebrity che intervista la celebrity. Alla fine non è niente di diverso dal profilo social dove la celebrity si mette in mostra. Un modo semplice e poco impegnativo, apparentemente, per colonizzare un altro mezzo di comunicazione diretta con il pubblico, valorizzando uno degli asset delle celebrity: il network di conoscenze.
Il risultato è tanto rumore per nulla. Simile alla tendenza, ormai di lunga data, per cui i giornali pubblicano sempre meno recensioni di libri ma interviste agli autori. Un mondo in cui non ci si pesta i piedi – vedi autori che recensiscono altri autori – e in cui ci si promuove a vicenda. Un vasto mondo di contenuti il cui valore giornalistico e contenutistico è prossimo a zero e in cui c’è sicuramente molto più valore per chi crea il contenuto che per chi lo ascolta. L’articolo arriva a dire che per molte celebrity diventa quasi un’alternativa a una seduta dallo psicoterapeuta.
Trend che mi sono perso completamente perché da circa un anno non ascolto un podcast che sia uno e me ne vanto pure. Vado a passeggiare – al mare, in un parco, in una città nuova – e mi concentro su ciò che mi circonda. Ho tempo per pensare, riflettere, vivere nel presente. Certo, se la propria sanità mentale è minata dai ritmi della vita metropolitana, dal rumore del traffico e della gente, dal pendolarismo, comprendo che rifugiarsi in un podcast diventa il male minore. Per me non è un segno di riconquista del proprio tempo, ma di uno stile di vita che andrebbe messo in discussione.
Big Tech e industria militare
Scovata per una storia di copertina di Internazionale, letto poi nella sua versione originale, questa storia merita di essere letta. Non perché racconti niente di nuovo – Big Tech e industria militare americana vanno a braccetto da tempo ormai – ma perché illustra con dettaglio di particolare come il mondo della Silicon Valley sia da tempo al servizio di interessi ben precisi. I contratti miliardari fanno gola a tutti e non c’è etica che tenga. Tutti ne vogliono una parte e sono disposti a fare qualsiasi cosa per quei contratti. Dalle rivelazioni di Snowden in avanti, credo che solo un ingenuo può ancora pensare che Big Tech protegga i propri utenti. Gli interessi sono altri e non sono quasi mai allineati agli interessi dell’utente finale.
L’Unione Europea lo ha capito con un po’ di ritardo, ma è un bene che un intervento sia finalmente partito, generando un po’ di scompiglio in chi si crede il padrone del mondo. Niente che sia ancora sufficiente a invertire la rotta, ma qualcosa si muove.
Un articolo da leggere per aprire gli occhi, se li avessi ancora chiusi. Non è mai troppo tardi per capire come gira veramente il mondo.
L’orrore di Gaza e l’assuefazione
Dopo le prime settimane di guerra e tragedia avevo deciso di smettere di leggere tutte le notizie, incluse quelle da Gaza e Israele. Inutile vivere in uno stato perenne di indignazione e di tristezza.
Qualche settimana fa ho letto una riflessione su Gaza da una delle mie fonti preferite, una delle poche sopravvissuta a una decimazione drastica. Articolo triste, come triste è tutta la vicenda. Purtroppo constata ciò che sappiamo già: ci abituiamo in fretta a qualsiasi tragedia e, per interessi politici ed economici, ci giriamo dall’altra parte e continuiamo a vivere. Valori, diritto internazionale, vita umana: tutto va inesorabilmente nel dimenticatoio. Tutto.
Avanti il prossimo.
I bambini amputati di Gaza
Lungo articolo del New Yorker – versione che bypassa il paywall – sui bambini evacuati da Gaza a Doha per ragioni mediche. Storie strazianti di famiglie smembrate e di bambini, tutti in tenera età, senza un arto. Amputato per evitare il peggio, in condizioni sanitarie oltre il limite, a causa dell’assedio di Gaza. Articolo molto documentato sulle problematiche degli arti artificiali in soggetti ancora nel periodo della crescita. Problematiche che generano sofferenza su sofferenza. Triste, ma ogni tanto è anche bene aprire gli occhi sulla tragedia. Sarà che amo lo stile del New Yorker: storie lunghe e approfondite, inglese molto chiaro e accessibile, reportage sul campo. Questo è il mondo in cui viviamo.
Gaslighting
Gaslighting in soldoni è il comportamento di una persona che vuole manipolarne un’altra, facendogli credere che la sua visione della realtà è sbagliata e che i problemi che manifesta non sono reali, ma immaginari.
Un altro articolo del New Yorker – versione libera da paywall – ne racconta la genesi e lo sviluppo negli anni (deriva da un film degli anni ’40!), con testimonianze di vittime e di professori di psicologia. Un aspetto interessante del tema è che il fenomeno si manifesta molto più spesso nel rapporto tra genitore e figli che nel rapporto di coppia. Illuminante sotto vari punti di vista.
Cambiamento, memoria e immaginazione
Il video di 6 minuti di cui sopra potrebbe essere riassunto in una frase: il motivo per cui facciamo fatica a prevedere il cambiamento in noi stessi è che è più difficile immaginare il futuro che ricordare il passato. Molti pensano di essere sempre gli stessi o non immagino di poter cambiare nel futuro, ma non è così. Tutti evolviamo e cambiamo nel corso della nostra vita: gusti musicali, gusti culinari, frequentazioni e amicizie, predilezioni varie. Normale che sia così. Non c’è da combatterlo, né da vergognarsene. Il cambiamento è vita. Evviva il cambiamento.
I migliori film sulle persone
Il New Yorker raccoglie in un articolo – link senza paywall – alcuni dei migliori biopic di sempre. Scommette che, seppur ti ritieni un cinefilo, almeno metà non li hai visti. Riapro il link e salvo qualche perla nella mia watchlist di Letterboxd, prima che mi dimentichi!
Vivere per sempre
Avevo iniziato l’anno dandomi come obiettivo quello di leggere alcuni libri sulla longevità. Il Financial Times – link senza paywall – ne raccoglie tre nuovi in un articolo. Il tema tira, non per niente. La scienza scopre nuove evidenze sul perché alcuni di noi vivono più a lungo. C’è da aspettarsi un ulteriore aumento dell’aspettativa di vita. Ho ancora in lettura il libro How Not to Age e ho già preso decine di appunti. Il tema, almeno per me, non è l’immortalità ma l’aggiungere anni di vita in salute. Chi non vorrebbe aspirare a questo obiettivo?
Il valore dei sottotitoli
Letterboxd pubblica un lungo articolo che racconta il boom dei sottotitoli nel cinema, soprattutto da qualche anno a questa parte. Da parte mia ho cominciato a vedere serie TV e film in lingua originale con i sottotitoli (in inglese di solito) da circa 20 anni. Non solo ciò ha contribuito a coltivare la mia comprensione dell’inglese, ma soprattutto, in questo contesto, mi ha permesso di accedere a un insieme di prodotti culturali ai quali non avrei avuto mai accesso altrimenti.
L’articolo sostiene che la vittoria agli Oscar di Parasite abbia sdoganato la sottotitolazione di prodotti dal mondo, soprattutto sul mercato americano e di massa. Fenomeno largamente positivo e di cui mi rallegro. Mi rattrista chi invece, anche tra persone di mia conoscenza, rifiuta di vedere contenuti sottotitolati, con la debole scusa del non potersi godere il film. In pratica questo atteggiamento, frutto sostanzialmente di pigrizia mentale, finisce per impedire l’accesso a un vasto insieme di opere che non saranno mai doppiate in italiano. Occasione mancata.
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