Indigestione di Godard

Nell’ultima settimana ho visto ben 3 film di Jean-Luc Godard, dopo non averne mai visto uno per 48 anni (!). A dimostrazione che professarsi cinefilo vuol dire tante cose diverse tra loro e che dominare (la conoscenza de) l’arte cinematografica è un’impresa che richiede tempo (decenni!) e dedizione. Vedere i migliori film dell’anno e anche qualcos’altro di meno massificato non è sufficiente. I grandi film del passato, prodotti in un arco superiore a 100 anni, si accumulano ed è veramente un’impresa vederli tutti o almeno provarci.

Quest’anno ho cominciato col piede giusto e ho visto 12 film inseriti tra i migliori del libro 1001 film da vedere prima di morire. Non è un libro sacro, ma è comunque un punto di riferimento. In tutte le varie edizioni i libri film segnalati sono circa 1200 e ne ho visti circa 400. C’è ancora tanto da vedere. Non è tanto il vedere il sé, ma il mettere in connessione i film tra loro. Confrontare opere dello stesso regista, analizzare film che si citano tra loro, notare le relazioni tra film dello stesso periodo e film precedenti o seguenti nello stesso genere. Non è un lavoro, non è intrattenimento puro, ma qualcosa che unisce lo svago allo studio. Senza questo spirito non sarei riuscito a completare nessuno dei 3 film di Godard che ho visto recentemente. Il primo è Week end, di cui ho già scritto.

Fino all’ultimo respiro (1960)

Uno dei suoi più noti e anche la sua opera prima. Grande inventiva sul piano tecnico, molta sicurezza nello sperimentare, nell’improvvisare, nel trovare soluzioni per riprendere in mezzo al pubblico senza che il pubblico lo noti. Un po’ di stardom con un Jean Paul Belmondo giovane e bello. Si vede la gioia di produrre un film, dopo averne criticati tanti. In alcune parti non è una visione facile, per ripetitività e mancanza di dinamismo, oltre a dialoghi troppo veri per essere interessanti. Felice di averlo visto.

Jean Paul Belmondo rompe la quarta parete e ha un dialogo con lo spettatore

Leggere poi un breve saggio che lo racconta aiuta certamente a capire meglio il regista e l’opera. Attività che è più studio che intrattenimento, ma che aiuta a godere di più l’opera, anche dopo averla vista.

Henceforth, there would be classic French cinema – and there would be Godard. The film shattered cinema’s pretension to offer an illusion of reality, instead offering new kinds of coherences that were brittle, fragile, and demanding in a way that audiences likely did not anticipate. Filmed on a budget of just 40 million francs, half the period’s standard film budget (Marie, 1989, 54), À bout de souffle brought to French cinema not just another film, but a new understanding of film.

A Companion di Jean-Luc Godard

In ogni film c’è lo stato d’animo e lo stato mentale di chi lo realizza, sempre che il regista non sia costretto in qualche modo dalla produzione a nascondersi. Non è il caso di Godard.

Truffaut explained the change by referencing Godard’s own desperate state at the time he made the film: “Il a choisi une fin violente, parce qu’il était plus triste que moi. Il était vraiment désespéré quand il a fait ce film.

A Companion di Jean-Luc Godard

Verissimo poi che un film è la sintesi dell’immaginario artistico di chi lo realizza

Kovac’s early understanding of cinema was not dissimilar from that of Godard’s in many ways – he saw it as a multimedia art informed by collage: “a blend of many different arts [:] architecture, the history of art, world literature, music, theatre” (Ettedgui, 1998, 84), a personal library of references that would then feed into one’s filmmaking, a thought Godard also expressed: “Over the years you accumulate many things and then suddenly you use them in what you’re doing”

A Companion di Jean-Luc Godard

A proposito di citazione e immaginario:

Bogart’s typical suit, fedora, and cigarette will be adopted by Michel. And throughout the film, Michel also imitates one of Bogart’s defining gestures – the thumb-draggedacross-the-mouth gesture. The gesture occurs many times, including at particularly significant moments in the film: Michel does it right as the film begins; he performs it several times in front of a mirror as part of longer scenes in which Michel is trying out difference facial expressions, as if he is testing out who he is; he does it during the long scene in Patricia’s apartment during a key conversation in which she says “je voudrais savoir ce qu’il y a derrière ton visage,” (I’d love to know what’s behind your face) only to conclude that, when she looks at his face, she learns “rien, rien, rien” (nothing, nothing, nothing) (42:58) – she does not see the desire behind the gesture. Moreover, the film ends with the same thumb-onlips gesture – only this time performed by Patricia, either out of respect for the beaten Michel, a kind of eulogy

A Companion di Jean-Luc Godard

Le 3 innovazioni:

1) the use of handheld equipment and low-budget filming solutions; 2) promotion of the cinema screen as something not just visible, but readable; 3) new or renewed editing techniques.

A Companion di Jean-Luc Godard
Cameo di Melville, il regista di Le Samourai. A proposito di film che dialogano tra loro.

Il disprezzo (1963)

Visto Fino all’ultimo respiro, sono caduto dentro Il disprezzo. Visto il trailer, che riassume alcune delle scene con la più bella fotografia, ho recuperato l’ultima versione restaurata in 4K e mi sono dato alla visione.

Più maturo del precedente, budget decisamente superiore, Brigitte Bardot (!), Fritz Lang che recita Fritz Lang, spettacoli scenari italiani. 60 anni portati alla grande. Finale azzeccato. Film nel film. Gli elementi per un gran film ci sono tutti, se non che la storia principale, la crisi di coppia, si avvita su sé stessa, macchiando tutto il resto. Leggo però che Godard ha ricreato la sua personale crisi di coppia, chiedendo persino a Bardot di camminare come la sua ex compagna in una lunga scena dove la coppia litiga. A proposito di film che imitano la realtà. Aggiungo poi che il soggetto è un romanzo, quindi andrebbe confrontato con l’opera originale che non conosco ancora.

Primissima scena con ampia panoramica del corpo e del lato B di miss Bardot.
Film più popolare di Bardot per un motivo molto comprensibile: è quasi sempre nuda!
Il libro viene rimosso in pochi secondi di scena

Altro film citato in innumerevoli liste dei film più belli di sempre e un motivo c’è.

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