#blogging
Giorni fa leggevo una newsletter che citava un’altra newsletter come fonte di ispirazione. Questa seconda newsletter ha uno stile, presunto innovativo, in cui l’autore segnala contenuti in una forma di… diario colloquiale. In pratica ciò che faccio da tempo, se non da sempre, qui. In realtà, a guardare bene, non è neanche tanto innovativa la divisione in sezioni, in cui il tema è preceduto da hashtag e articolo: #TheWeb, #TheThings, #TheBody. Mi ha fatto tornare comunque voglia di etichettare le parti, mollare lo stile da lettera e mantenere il tono colloquiale, proprio di un blog personale tra l’altro. Tutto ciò che per dire che da oggi stop alle lettere e ritorno alle sezioni. Ciò che continuerò a fare è mettere pochi link per varie ragioni: mi porta via tempo, non voglio distrarti da ciò che stai leggendo e non voglio farti stare troppo tempo online. Preferisco farti venire la voglia di svolgere attività, andare al cinema, guardare un film, leggere un libro, più che leggere l’ennesimo articolo online o morire di link in link. Cominciamo?
#Libri
Ieri mi sono eccitato all’idea di aver scovato nuove uscite vincitrici di premi internazionali vari, oltre ad avere una novità di un autore che mi ha travolto col primo libro. Cominciamo da questo. L’autore è Iain Reid e il libro è Il nemico, scoperto dopo aver scoperto che esce tra due giorni un film da cui è tratto: Foe. Il film ha critiche mediocri, ma il libro comincia molto, molto bene. Dopo aver visto/letto Sto pensando di finirla qui, Reid è da leggere a scatola chiusa.
Ho iniziato Cause naturali di Barbara EhRenReich su come ci (mi) concentriamo molto (troppo a volte) sulla salute, senza renderci conto che si tratta di una forma illusoria di controllo: lo avevo scoperto in una libreria a New York nel settembre 2018 (!). Il sottotitolo del libro è: La vita, la salute e l’illusione del controllo. Mi piace leggere libri che sfidano il mio punto di vista. Sfidante fino a un certo punto perché già a compimento di 40 anni ho capito che i check up (annuali) che fanno negli USA sono inutili: me lo ha fatto capire il mio medico di base, che mi ha suggerito di non fare proprio alcun test in mancanza di fattori di rischio. Ho capito allora che il mito del controllo – mi aveva contagiato un libro tradotto con il titolo Come allungarsi la vita di David B. Agus (che non ti consiglio quindi) – è appunto un mito. Già si fanno troppi esami inutili, anche in Italia, intasando il sistema.
Tra le novità a cui facevo riferimento sopra ci sono: La gabbia dei conigli di Tess Gunty, La gente di Bilbao nasce dove vuole di Maria Larrea. Alta priorità anche per In Memoriam di Alice Winn che ha appena vinto il premio delle librerie inglesi Waterstones per la miglior opera prima dell’anno. Il primo americano, il secondo francese (anche se l’autrice è nata a Bilbao) e il terzo inglese.
#Film
Alla mia coda ho aggiunto Siempre sì (Always Say Yes) di Alberto Fuguet, regista cileno di cui ho apprezzato la prima opera: Cola de mono, che ti consiglio.
Forse, forse, troverò il tempo per vedere l’ultimo capitolo della serie The Equalizer (3) anche se ho bassissime aspettative. Per una sera in cui voglio solo intrattenimento.
#Salute
Dal Cause naturali sono finito su un blog/rubrica di un medico americano, molto interessante. Nel post citato nel libro si dice come è inutile fare screening quando si sta bene e che, a forza di cercare qualcosa, alla fine si trova: falsi positivi. Concetti non nuovi, grazie all’amicizia con P, medico che queste cose me le dice da anni. Il modo migliore per stare in salute è evitare la sanità.
La salute non proviene dalla sanità. Innanzitutto, bisogna capire che la salute non proviene dalla sanità. Essa deriva da cose di base: buon cibo, buon esercizio fisico, buon sonno, buona attitudine e buona fortuna. I caregiver non possono fare queste cose al posto delle persone. Possiamo consigliare, insegnare e supportare, ma non possiamo impedire a qualcuno di mangiare biscotti. I caregiver professionali non sono le madri dei pazienti. E peggioriamo le malattie correlate allo stile di vita quando accettiamo i farmaci e le procedure come sostituti delle scelte sane.
Health does not come from healthcare. First is the understanding that health does not come from healthcare. It comes from basic things: good food, good exercise, good sleep, good attitude, and good luck. Caregivers cannot do these things for people. We can advise, teach, and support but we cannot stop someone from eating cookies. Professional caregivers are not patients’ mothers. And we worsen lifestyle-related diseases when we accept drugs and procedures as replacements for healthy choices.
John Mandrola
Trovo poi un altro post che dice sostanzialmente che gli integratori di vitamina D sono inutili. Non esistono studi scientifici che ne confermino l’efficacia, anzi, il contrario:
Nonostante diverse centinaia di revisioni sistematiche e meta-analisi, non esiste una prova convincente di un chiaro ruolo della vitamina D per qualsiasi risultato, ma sono probabili associazioni con una selezione di risultati.
Despite a few hundred systematic reviews and meta-analyses, highly convincing evidence of a clear role of vitamin D does not exist for any outcome, but associations with a selection of outcomes are probable
John Mandrola
In sostanza c’è una associazione tra carenza di vitamina D e fattori di rischio, ma non una causalità confermata. Stai male per qualche motivo, obesità per esempio, e sei anche carente di vitamina D, perché ti muovi poco e non ti esponi al sole. Aumentare la vitamina D non migliora il fattore di rischio. Soldi buttati. Illusione di curarsi di sé quando non è così purtroppo.
La vitamina D, ho capito, è l’ennesimo caso per cui l’industria interessata e i media ignoranti, se non compiacenti, contribuiscono a diffondere falsi miti sulla salute. Invece di vitamina D come integratore, la giusta prescrizione dovrebbe essere di stare all’aria aperta e al sole, tutti i giorni e ogni volta in cui sia possibile. Da un altro libro, che ho scoperto casualmente poco fa, La vita scandinava per vivere 10 anni in più:
Per assicurarti di ricevere la tua importante dose giornaliera di vitamina D, dovresti stare al sole senza protezione per 15-20 minuti. La protezione filtra i raggi UVB, e di conseguenza impedisce quasi completamente la formazione di vitamina D. Il sole fornisce la massima quantità di vitamina D quando è alto nel cielo, quindi esponiti al sole a metà giornata. Se lavori al chiuso tutto il giorno, approfitta per uscire durante la pausa pranzo. Fai una passeggiata oppure prendi il caffè seduto fuori.
Se hai intenzione di stare al sole per più di 20 minuti, è opportuno che usi una protezione, e ricorda di non scottarti. Evita di fare la doccia e usare il sapone subito dopo l’esposizione al sole, poiché la vitamina D, che è solubile nei grassi, verrebbe lavata via. Occorre qualche ora prima che sia assorbita dal corpo attraverso la pelle.
La vita scandinava per vivere 10 anni in più
#Esperienze
Anche ieri, per rimanere in tema, passeggiata in spiaggia in riva al mare e poi bagno a mezzogiorno, prima di tornare a casa per pranzo. Non credo di aver mai fatto il bagno il 3 Ottobre.
La mia mezz’ora (abbondante) di blogging termina qui.
Buona giornata, buona visione, buona lettura, buona riflessione e buona passeggiata al sole!
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