Giovedì 16 Novembre 2023

#citazione

“Ma come scoperto da Berridge, c’è qualcosa che bisogna distinguere dalla “voglia”: l’altra metà del puzzle del piacere. Berridge la chiama “gradimento”. Il “gradimento” è il momento di impatto del piacere. Il “gradimento” è il culmine. Il “gradimento” è il divertimento. È ciò che accade quando l’acqua zuccherata arriva in bocca al ratto. Se si paragona il piacere a una cena, la “voglia” è il momento in cui l’aroma delizioso dei piatti vi cattura, mentre il “gradimento” è quello in cui ne assaggiate un boccone e pensate: “Che buono!” Ma soprattutto, il “gradimento” non dipende dalla dopamina: ha un circuito cerebrale separato.”

Mark Schatzker, La fine delle voglie

#libri

Mi è venuta voglia di sperimentarmi nella scrittura creativa. Leggerò qualcosa per studiare meglio come muovermi. Probabile che non pubblichi niente di tutto ciò qui, almeno per un po’. Sappi che questo è uno dei miei interessi attuali. Ottima scusa per aggiornare la mia pagina Now!.

[[Meander, Spiral, Explode]]

In questo libro sulla scrittura ho trovato un curioso passaggio che equipara la narrativa all’atto sessuale. L’autrice del libro cita questo passaggio di Robert Scholes per contestarlo.

L’archetipo di ogni finzione è l’atto sessuale. Nel dire questo non intendo semplicemente ricordare al lettore la connessione tra tutta l’arte e l’erotico nella natura umana. Né intendo semplicemente suggerire un’analogia tra finzione e sesso. Ciò che collega la finzione – e la musica – al sesso è il fondamentale ritmo orgasmico di tumescenza e detumescenza, di tensione e risoluzione, di intensificazione fino al punto di climax e consumazione. Nelle forme sofisticate di finzione, come nella pratica sofisticata del sesso, gran parte dell’arte consiste nel ritardare il climax all’interno del quadro del desiderio al fine di prolungare l’atto piacevole in sé. Quando guardiamo la finzione rispetto alla sua forma da sola vediamo un modello di eventi progettati per muoversi verso il climax e la risoluzione, bilanciato da un contromodello di eventi progettati per ritardare questo stesso climax e risoluzione.

Fonte

Tra l’altro scopro che Robert Scholes è un’autorità nello studio della finzione. Ho messo da parte anche un paio di suoi libri.


[[Body Work]]

Altro libro che parla di scrittura. Tutti questi libri sono pubblicati da Catapult, casa editrice americana.

Mi è venuta voglia di cimentarmi in questo esercizio.

Recently, I began a weekend creative writing workshop with this exercise: write your sexual life story in five sentences. Short of gratuitous usage of semicolons, there was no wrong way to do this; the five-sentence story could be as abstract or as concrete as my students wanted. It could be a chronological list of the five most high-topography sexual events in their lives, or it could be a list of images more akin to a surrealist poem. After the allotted five minutes, they all set their pens down with a touch of weary accomplishment. Then I asked them to do it again.

This request was met with stares, some uncomprehending, some with a touch of contempt. I pressed on. The only requirement was that they not reiterate any of the previous five sentences—they could zoom in to a single event, zoom out to a philosophical summary, make it silly, make it emotionally opposite, make it more honest, make it less or more abstract. After they’d finished, I asked them to do it for a third time. A fourth. At this point, many of their stares implied that I was unhinged, sadistic, or simply ridiculous. Eventually they stopped staring and started writing faster. Here’s the point: Their writing got better. It became truer. It became more theirs. I told them, We could do this all day. I meant: and not run out of ways to tell that story. More importantly, they would bear witness to something greater than mere improvement.

Over the years, I’ve come to look forward to the point in my own writing at which continuing seems both incomprehensible and loathsome. That resistance, rather than marking the dead end of the day’s words, marks the beginning of the truly interesting part. That resistance is a kind of imaginative prophylactic, a barrier between me and a new idea. It is the end of the ideas that I already had when I came to the page—the exhaustion of narrative threads that were previously sewn into me by sources of varying nefariousness or innocuity. It is on the other side of that threshold that the truly creative awaits me, where I might make something that did not already exist. I just have to punch through that false wall.

Body Work

[[Before and After the Book Deal]]

Altro libro pensato per chi scrive e vuole essere pubblicato. La prima cosa è scrivere e trovare il tempo per farlo.

It is a common misperception that writers write. What a quaint idea! Writers don’t write, they fight for time to write. And when they get this time, they dismantle the procrastination traps scattered ’round their desks, and then they write, a little . . . or rather, they revise, and then the doorbell rings, and at the door is someone with a fire that only the writer can put out, and by the time the writer has got the fire somewhat under control, the forty-five minutes they had allotted to their writing is up, and they have to go out in the world to teach, edit, read, child-mind, blurb, review, and write for other people so that they can afford to find another forty-five minutes in their week to write for themselves.

If you want to see your work published, all of the craft stuff is important: developing a unique voice, learning how to tell a story, learning through trial and error which stories you are best positioned to tell. But if you lack the skills to create, protect, and wisely use your writing time, you won’t have time to write

Before and After the Book Deal

[[Yes, Daddy]]

Bella copertina.


[[Girlhood]]

Tradotto in italiano con lo stesso titolo, è dell’autrice di Body Work di cui sopra, Melissa Febos.

Quando faccio lezione su Bambina, il racconto di Jamaica Kincaid, il che mi capita alcune volte l’anno, spesso faccio vedere alla classe un video dell’autrice che legge quel testo nel corso dell’edizione 2015 del Chicago Humanities Festival. La storia consiste in un unico lungo paragrafo composto da frasi imperative enunciate da un personaggio implicito, una madre. Tra le istruzioni per faccende domestiche come il modo migliore di fare il bucato o apparecchiare ci sono anche quelle per non comportarsi o apparire “come quella zoccola che vuoi diventare” – una frase ricorrente nel racconto. Nel video, ogni volta che Kincaid la ripete – la parola “zoccola”, slut, come una scheggia lucente lisciata dallo stucco della sua voce – il pubblico ride. Non c’è nulla nel racconto o nella ripetizione, né nell’espressione dell’autrice, che suggerisca dell’ironia.

Prima di assumere una connotazione sessuale, la parola “zoccola”, era usata per descrivere una donna sciatta, una casalinga scadente. Zoccola era la domestica che lasciava la polvere sul pavimento – “la lanugine delle zoccole” – o che durante le pulizie trascurava un angolo della stanza – “l’angolo della zoccola” – o che lasciava che lo sporco si accumulasse in una grondaia o in un buco a terra – “il buco della zoccola”. Un uomo di scarsa igiene a volte poteva essere apostrofato come un po’ “zoccoleggiante”, ma più per il giubbotto lacero che per il pavimento sporco in casa, perché la zoccola era chi si occupava delle faccende più infime, una sgobbona, una domestica, una serva – una donna.

Una zoccola era una ragazza negligente, con le mani ficcate a casaccio nell’impasto, il manico della scopa in equilibrio sulla spalla – gli occhi fissi fuori dalla finestra, la bocca che canticchia un motivetto, sempre con la testa da qualche altra parte.

Oh, se non ero una bambina disordinata. Una vera zoccola in potenza.


[[Disappear Doppelgänger Disappear]]

Incipit. Il libro è di Matthew Salesses.

One night my girlfriend asked what was wrong with me and I couldn’t explain. We lay on my black sheets between my blank white walls, on the bed that was the room’s only furniture. We had bared ourselves—we had a connection when we were naked—but Sandra wanted more than full exposure. It was three a.m. after her late shift waiting tables at The Cave, and she smelled like fry oil and strangers, and still she talked. Who was I to prefer silence? I told her how I blacked out as I watched the news, ate my microwave dinner, wrote, how I woke to find my status update a string of g’s with no likes, nothing to account for the time between. “It’s not just loneliness, I mean. I’m pretty sure I’m disappearing. People walk straight into me on the street. When I’m alone in a bathroom with ten urinals, some white guy will come in and pee right next to me.”

She twitched her mouth from side to side. This was a habit I envied. She was always doing things equally on either side of her body.

When her lips parted the smack echoed off the empty walls.

“How long you been feeling this?” she asked. “Like you’re disappearing?”

I couldn’t tell whether she was being sarcastic.

Well. These were the facts: My cat was dead. My wife and daughter had left me. At some point in the last three years I had stopped going out or having friends. After the divorce I had kept the walls blank because the echo was a kind of company.

Disappear Doppelgänger Disappear

#esperienze

Stamattina niente passeggiata all’alba, ma non ho potuto fare a meno di scattare questa foto dalla mia finestra.


#televisione

Ogni tanto mi chiedo se le mie abitudini televisive – Smart TV, contenuti on demand, niente televisione lineare, grande schermo, 4K – siano o meno diffuse e quanto. Un rapporto Auditel-CENSIS offre qualche numero. Lo riporto a seguire.

Le Smart TV superano le TV tradizionali. Il 2023 sarà ricordato come l’anno del sorpasso. Oggi nelle case degli italiani ci sono complessivamente 21 milioni di Smart TV e 20 milioni e mezzo di TV tradizionali. 14 milioni e 800.000 famiglie, il 60,3% del totale, hanno in casa almeno una Smart TV; di queste, 3 milioni e 900.000 ne hanno due e 1 milione e 100.000 ne hanno tre o più.

Italiani senza TV: 700.000 famiglie italiane, il 2,8% del totale, dove vivono 1 milione e 400.000 persone, non hanno in casa neanche un apparecchio televisivo.

A casa come al cinema: aumenta la dimensione degli schermi e la qualità delle immagini e i nostri salotti somigliano sempre di più a sale cinematografiche. Oltre 6 milioni di apparecchi televisivi, il 14,1% del totale, hanno una dimensione di 50 pollici o più; il 97,5% degli apparecchi ha lo schermo al plasma, a cristalli liquidi o al LED e 8 milioni e 200.000 di televisori, il 19,1% del totale, sono a 4K.

Mi rispondo da solo. Il mio livello di consumo è nella fascia degli early adopter, se consideriamo che ho una SMART TV 55 pollici 4K da 5 anni.


#passato

18 anni fa

Avevo un po’ di pensieri per la testa. A 30 anni ci sta.

2 anni fa

Ero molto più concentrato sul momento presente. La saggezza data dall’età e dal tempo dedicato all’autoriflessione.

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