Giappone: Day 14-18 – Tokyo

A quasi un mese dal completamento di questa fantastica esperienza, pubblico il post conclusivo del viaggio in Giappone, con l’ultima tappa: Tokyo.


Trovi le puntate precedenti qui:

Day 1-3 Tokyo

Day 3-5 Aizu

Day 6-8 Nikko e Kyoto

Day 9-10 Kyoto e Osaka

Day 11-13 Osaka e Hiroshima


5 Luglio

Pronti, partenza, via! Lasciamo Hiroshima con una leggera pioggia per andare verso Tokyo. Ultima tappa di questo viaggio in Giappone. La più lunga e la più metropolitana. L’agglomerato di Tokyo ha quasi 40 milioni di abitanti e continuano a crescere.

Qualcosa devo mangiare e stamattina opto per un melonpan. In Giappone l’avena non è molto popolare. Ho dovuto rivedere la mia colazione tipo, ma posso dire che in 18 giorni di viaggio non ho preso un grammo di grasso.
Nel riordinare le foto non ricordo più la data di questa foto. Probabile sia antecedente o forse l’ho già pubblicata. Non ho potuto fare a meno di fotografare questo giovane così rappresentativo della vita metropolitana giapponese: non c’è abbastanza tempo per dormire la notte e così si finisce per dormire sui mezzi pubblici.
In attesa del treno un bel giro in libreria. Zero libri in lingue diverse dal giapponese. Hiroshima non è Tokyo, ma mi aspettavo almeno una piccola sezione. Niente.
Interessante comunque notare la scelta dei temi e cosa viene tradotto in giapponese (dall’inglese, prevalentemente). Un tavolo dedicato a tutti i titoli su ChatGPT, a dimostrazione che il time-to-market in Giappone sia molto breve. Non credo che in Italia ci siano un quarto dei titoli sullo stesso argomento, se ci sono.
Ho sfogliato molti libri, sia per vedere cosa era tradotto, sia per vedere titoli giapponesi, curiosamente spesso pubblicati anche con un titolo in inglese. I titoli giapponesi sono spesso accompagnati da illustrazioni, come questa che rappresenta la metacognizione. Efficace, no?
Andiamo a prendere il treno. Uno dei segreti della puntualità dei treni in Giappone, soprattutto quelli ad alta velocità, è la disposizione delle carrozze, sempre nelle stesse posizioni, così da permettere ai viaggiatori di attendere in fila ed entrare poi velocemente. Probabilmente in Italia non rispetteremmo la fila neanche con lo stesso sistema di segnalazione sul binario, ma questo è un altro discorso.
Ogni posto è segnalato anche in Braille, sul lato corridoio.
In carrozza! Doppio Shinkanzen, con cambio a Osaka, per tornare a Tokyo per l’ultima tappa del nostro viaggio in Giappone. Neanche a dirlo, neanche un treno è arrivato in ritardo.
Il palloncino indica la nostra posizione a Tokyo. Non proprio in una zona centrale, ma comunque ben collegata con un ramo della metropolitana, che arriva ovunque.
Questa è la zona dove dormiamo, ospiti di un amico giapponese. Le tipiche casette che si vedono nei film e nei cartoni animati.
Andiamo a mangiare qualcosa per cena e finiamo in un ristorante che presenta ottime insalate. Cosa abbastanza rara, devo dire.
Il nome di questo ristorante la dice lunga su cosa attiri l’attenzione dei giapponesi. Nomi italiani e carne.
Di rientro facciamo un giro al supermercato. Non posso non notare che le bustine del tè non sono raccolte in una confezione di carta, ma di plastica. Plastica come se non ci fosse un domani. Il Giappone e la sostenibilità viaggiano su binari quasi paralleli, purtroppo. Alla faccia della terza potenza economica mondiale!
I sughi Barilla si trovano anche nel supermercato. Costano di più per via dell’importazione, ovviamente. 4 euro al cambio attuale, 3 volte il costo in Italia.
Non ho avuto il piacere di provarli, ma in Giappone si trovano questo tipo di funghetti bianchi. Niente champignon.
Co-marketing. Una bottiglia di sake comprende in regalo una confezione di Ferrero Roucher.
Per i nostri amici giapponesi Daniele improvvisa un tiramisù italiano, che non ha il tempo di raffreddarsi troppo in frigo, prima di finire in pancia, con soddisfazione di tutti, giapponesi e italiani.
Tempo di andare a letto, visto che sono le 1,45. Il padrone di casa ci ha intrattenuto a sake fino a tarda ora, prima di lasciarci casa. Mi metto a dormire su un futon troppo sottile per non avere un impatto sulla mia schiena. Buona notte!

6 Luglio

Sveglia alle 7,30 per uscire verso le 8, anche se poi i nostri padroni di casa verranno a prenderci solo intorno alle 9. Giornata segnata da una stanchezza allarmante, per l’hangover da sake e le ore piccole. Mi trascinerò fino a sera come uno zombie, ma non sarò l’unico.

Colazione in un caffè vicino alla fermata della metro, vicino a casa. Locale carino, ma vuoto alle 9 di mattina. Curioso…
Colazione molto, troppo leggera per le mie necessità, ma avrò modo di mangiare qualcosa più tardi. Se in Giappone non ho preso un grammo un motivo ci sarà…
Kurihira è la nostra fermata della metro. Pronti ad affrontare la giornata, diretti a un museo del folklore locale.
Il percorso è di circa 43 km e siamo sempre dentro Tokyo. Non so quanto ci abbiamo messo, ma la stima delle mappe è abbastanza veritiera. Di buono c’è che ho dormito, a pezzi e bocconi, ma un po’ ho dormito. Sempre poco.
Il museo dove ci portano gli amici giapponesi ricostruisce un villaggio di pescatori, presente nella stessa area fino al 1952. Poi è arrivato uno sviluppo impetuoso, mostrato in un video del museo. È la stessa zona dove si trova il parco di divertimenti Disney Tokyo.
Una mappa del villaggio. Notare che la giornata è stata caratterizzata da un sole forte, umidità alle stelle e temperatura sui 35 gradi. La stanchezza unita alle condizioni meteo ha reso il tutto estenuante.
Un interno di una delle case del villaggio ricostruito
Sezione del museo dove si mostra come venivano realizzate le barche dei pescatori, con un falegname all’opera durante l’orario di visita.
Ogni soggetto ha una sua mascotte e questa (vongola) è la mascotte del museo.
Visita finita, moriamo di fame. Urge cibo e troviamo un compromesso nel vicino ristorante attiguo al museo. Accetto di mangiare uno spaghetto alle vongole.
Lo spaghetto alle vongole è in realtà uno spaghetto che i giapponesi chiamano napoletano. Con mia sorpresa non c’erano solo vongole ma… pezzi di wurstel. Sono comunque sopravvissuto ma non è stato il miglior pasto in Giappone, seppur gli spaghetti fossero cotti al punto giusto.
Le ceramiche giapponesi sono fantastiche. Adoro le tazze senza manico, da noi poco diffuse.
Torniamo in una zona più centrale e prendiamo la monorotaia. Sia perché è la soluzione più efficiente e veloce, sia per goderci il panorama in mezzo ai grattacieli.
La monorotaia è senza conducente, quindi ci possiamo sedere davanti e vedere tutto.
Il panorama torna a essere quello tipico metropolitano: grattacieli, vetro e cemento, con qualche parchetto ogni tanto.
Nella stazione di arrivo trovo un barbiere molto curioso, che taglia i capelli in 10 minuti. Fuori dal piccolissimo spazio commerciale c’è un sistema di prenotazione del posto. Quanto è il tuo turno, entri, dici come vuoi i capelli e in 10 minuti esci a posto. Prezzo economico, ma non ricordo ora quanto.
Siamo di nuovo a batteria zero. Urge ricarica velocemente. Cerchiamo un caffè.
Il caffè è veloce ed è anche il nome della catena. A fare una veloce ricerca è una catena giapponese con capitali asiatici. Io che non bevo caffè ho apprezzato la caffeina che mi ha rimesso in sesto, almeno per qualche ora.
La torre di Tokyo intravista camminando verso un famoso tempio. Notare l’attraversamento pedonale diagonale, che in Italia non esiste.
Siamo arrivati a una destinazione turistica tipica. Commerciale e religiosa allo stesso tempo.
L’ingresso con il tempo sullo sfondo e la via commerciale, pressoché chiusa alle 18-19.
La pagoda è l’architettura asiatica tipica che preferisco.
Tempio e torre nella stessa inquadratura
A Tokyo è vietato fumare per strada quasi ovunque
Altra vista del tempio verso il tramonto. In Giappone non c’è l’ora legale.
Tempio e pagoda
Curiosa illustrazione per invitare i visitatori a non dare cibo ai piccioni
La pagoda illuminata al tramonto
Trovare cibo vegetariano è una impresa. Troviamo un bel posto vegano ma è pieno, anzi, ha finito il cibo e non prende più clienti. A fianco un altro locale che invita a rimanere fuori. L’aria condizionata non c’è ed è molto molto caldo, dice la scritta.
Giriamo e rigiriamo alla ricerca di un locale che possa soddisfare le nostre esigenze (apparentemente molto difficili per i giapponesi).
Alla fine troviamo posto in un locale tipico che non è niente di straordinario, ma alla fine mangiamo.

Torniamo a casa stremati e per stasera niente festa casalinga. A letto presto (le 23), per modo di dire, perché non ce la facciamo più. Notte!

7 Luglio

I nostri amici giapponesi, che ieri avevano preso un giorni di ferie per noi, lavorano e quindi giriamo Tokyo per i fatti nostri.

Prima tappa un piccolo caffè, in giapponese si chiama kissaten, dove i miei compagni di viaggio sono stati più volte in passato.
Il piatto forte è il pancake, dolce e salato. Il mio è salato e ha il mais nell’impasto. Buono e insolito.
Decidiamo di girare nella zona famosa per le librerie, come anche la stazione della metro evidenzia.
Entriamo in più di una libreria. Molte hanno anche un caffè dove leggere, libri presi per essere comprati o libri portati da casa.
Caso vuole che il tema dell’imparare (learning) sia centrale anche in Giappone e non da poco, considerando che questo libro “An Encouragement of Learning” (Un incoraggiamento a imparare) è stato pubblicato originariamente dal 1872 al 1876. Segno del destino.
Fuori da uno dei bagno di una libreria c’è un invito a non portarsi a casa la carta igienica (!!)
Molti libri tradotti dall’inglese, con doppio titolo in inglese e in giapponese. Per quanto i giapponesi amino le illustrazioni, praticamente non se ne trovano sulle copertine dei libri
Sulla via delle librerie, in prossimità di un incrocio, quest’uomo registra dei dati a mano. Non lo abbiamo disturbato, quindi non saprei dirti esattamente cosa stava registrando. Sicuramente è relativo al traffico, ai veicoli e forse ai passeggeri dei veicoli.
Nella stazione della metro si invitano i passeggeri a non cercare di prendere treni in partenza.
Da 7-11 ho trovato una linea di alimenti attivi pensati per diversi momenti della giornata. Concept curioso.
Niente carte di credito. Non sono pochi i negozi, anche a Tokyo, dove si può pagare solo in contante. Eppure il Giappone è la terza potenza economica mondiale! Se c’è una resistenza alla moneta elettronica evidentemente un motivo c’è. Per gli stranieri è certamente scomodo dover cambiare soldi per questi negozi, ma non c’è alternativa.
Pranzo in un ristorante buddhista vegano cinese. Cibo buonissimo e proprietario cinese anziano molto gentile. Tutto solo vegano, da mangiare sul posto in piccoli gruppi o da portare via. La cura dei dettagli.
Niente servizio al tavolo. Tutto quanto è proposto può venire preso dal banco. Bevande incluse. La porta dà sulla cucina.
Giro al quartiere tecnologico dove non posso non notare i televisori 85 pollici a 8K. Il più caro in vendita per circa 3,5 milioni di yen, ovvero 22400 euro. Peccato che di trasmissioni in 8K ce ne siano poche, anzi credo niente in Italia.
Gatti e libri sono un abbinamento che tira
Impazzano i distributori automatici. In questo confezioni di insetti essiccati. No, non li ho provati. Il prezzo corrisponde a 9-10 euro a confezione.
Gelato da distributore automatico. Tutto molto colorato. Sempre.
Andiamo a Shibuya, una delle zone più densamente frequentate.
Shibuya
Shibuya
Passano spesso TIR con schermi giganteschi e altoparlanti a tutto volume per promuovere un nuovo disco.
C’è chi ama ancora camminare con gli infradito di legno giapponesi.

Cena con amici giapponesi in un ristorante cinese che chiude alle 21. Finito, ancora con un po’ di fame, andiamo in un altro ristorante giapponese, con tavoli sul tetto. Bella serata. Torniamo a casa felici e stanchi. Domani ultima giornata piena, ancora a Tokyo.

8 Luglio

Colazione a casa, preparata dai nostri amici giapponesi, per poi girare per la città insieme. È sabato.

Inizio con un mochi, rimasto in frigo. Qualcuno lo deve pur mangiare.
Questa è la magnifica colazione giapponese preparata per noi. Buona, salutare, a base vegetale e praticamente con zero zucchero. Una delle migliori colazioni del viaggio, non per nulla.
Usciamo e noto dal vicino di casa il sistema per stendere i panni sul balcone
In una zona più centrale c’è qualcuno che manifesta contro la guerra in Ucraina.
Grattacieli e cielo grigio in tinta con i grattacieli stessi.
Ci prendiamo un caffè a fine mattina, vista la colazione sontuosa. Nel tavolo a fianco c’è chi si divide una pizza bevendo caffè. Vale tutto.
Nel locale a fianco c’è un ampio brunch con un prezzo non proprio economico. 27 euro. Notare che puoi rimanere per 90 minuti e non oltre.
Andiamo in cima alla torre dove abbiamo preso il caffè. Notare l’omino sul tetto del grattacielo davanti a noi.
Ci spostiamo in un’altra zona di Tokyo e non posso non rimanere affascinato dallo schermo con l’illusione del 3D dove un gatto rapisce l’attenzione dei passanti. I brevi video in cui il gatto si esibisce sono un meglio dell’altro. Li pubblicherò su YouTube con un post dedicato.
Gatto poliziotto per un annuncio sulla sicurezza
Gatto che si riposa
Non ho potuto non notare l’estensione di queste strisce pedonali
La notte a Tokyo è luminosa e piena di gente ovunque

Cena in un vegano indiano, segnalato da un nuovo amico giapponese, ed è tempo di tornare a casa, prima del termine del servizio della metro, che a Tokyo è intorno a mezzanotte. Domani si vola in Italia

9 Luglio

Il viaggio si conclude. I nostri amici ci accompagno al bus che ci porta in aeroporto. Con la massima efficienza abbiamo tutto il tempo per il check in e per andare al gate.

Ci aspetta il nostro aereo italiano diretto a Roma
Taxi verso il decollo, per un volo di 14 ore. Il più lungo che abbia mai fatto.
Il pasto vegano è servito puntualmente. Buono e sano

Il viaggio si conclude con l’atterraggio a Roma Fiumicino.

Un viaggio entusiasmante. Reso possibile da Daniele, attento a organizzare tutto per il meglio, e da Ruth che come Daniele parla un ottimo giapponese. Grazie per questa fantastica esperienza.

Segui il racconto di viaggio sul sito di Bedarumica per tutto quanto non ho saputo raccontarti.

Ruth si è prestata a farmi anche più di uno scatto, che riporto a seguire. Grazie Ruth!

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